Copertina
Dimora Magenta
Dimora Magenta
il tempo a due velocità
Milano centro, interno giorno.
Una grande ed elegante casa signorile al primo piano, è inondata di luce naturale. Il pulviscolo leggero balla sospeso, quando attraversa i riquadri di parquet a spina di rovere italiano. Del traffico sottostante si avverte poco, solo lo sferragliare di un tram, il numero 18. Oggi a Milano c’è il sole.
Una serie di grandi finestre affacciate su Corso Magenta inquadrano quello che, grazie all’intervento di Bramante, è il più eloquente esempio di rinascimento lombardo: la chiesa di Santa Maria delle Grazie, lo spazio sacro, patrimonio Unesco, dove Leonardo da Vinci ha dipinto “L’ultima cena”.
Da questo riferimento potente nasce il concept di progetto, una dimora che fa del dialogo con la storia il suo punto di forza, trait d’union tra passato e presente, messa in scena di relazioni dialettiche: con le mura storiche in cui lo spazio domestico è inscritto, ma anche con l’architettura prospiciente e i suoi significati profondi.
Una dimensione insieme temporale e atemporale, capace di girare a diverse velocità. C’è il tempo lento della storia, della città stratificata, della dimensione spirituale. E il tempo frenetico dell’oggi, quello che scorre veloce e che guarda lontano, al futuro, ad un nuovo capitolo da scrivere. C’è il tempo dei genitori e il tempo dei figli.
Dimora Magenta è luogo sospeso, spazio protetto dove fermarsi, accogliere e riunire il nucleo familiare. Il grande appartamento appartiene, infatti, ad una famiglia amante e collezionista d’arte, rientrata ora in Italia dopo una lunga parentesi all’estero.
Per questo motivo, e per assecondare nuovi usi e fruizioni, il layout distributivo è stato interamente riletto nella sua conformazione planimetrica originale – in classico stile meneghino primi Novecento – riorganizzato, sottoposto a consolidamenti strutturali e progettato come una sequenza preziosa di ambienti ampi che si articolano, ognuno dei quali pensato come interpretazione emotiva di una condizione intima e raccolta. Ma incredibilmente efficiente.
Uno spazio domestico che gioca sul doppio registro: l’involucro architettonico racconta un’estetica classica, pensata nei minimi dettagli sartoriali, un equilibrio fatto di rimandi tra epoche, pezzi di design iconici, opere d’arte, materiali e lavorazioni artigianali pregiatissime. Il meglio del made in Italy. Sottopelle, invece, l’intervento nasconde un’anima high tech, molto internazionale, che catapulta l’ambiente in una dimensione ipercontemporanea fatta di domotica integrata (gestita da un processore RTI che controlla la parte sonora, illuminotecnica, riscaldamento e condizionamento), sistemi di illuminazione puntuali e un imponente sistema audio video dove tutte le stanze – bagni inclusi – sono sonorizzate da un sistema multi room stereofonico con diffusori da incasso Hi End e il salone principale, da 2 canali stereo di altissima qualità con Home Theatre Dolby Digital e Dolby Atmos.
Una casa dalla forte personalità, né minimale, né monotematica. Al contrario. La scelta progettuale di Bevilacqua Architects qui è precisa, chiarissima: preferire la contaminazione, le coesistenze, la complessità più che la semplificazione. “L’anima di questo intervento prende vita a partire dall’unione di linguaggi e soluzioni in contrasto” afferma Marco Bevilacqua, a capo della firma “attraverso inserimenti e commistioni che dialogano con la preesistenza classica senza generare interferenze, anzi, imprimendole un twist. Un lavoro di ricucitura sottile, fatto di gesti equilibratissimi ottenuti dalle mani d’oro di artigiani italiani. Tutti gli arredi fissi, qui, sono realizzati custom, su misura. Gli altri, invece, sono colorati, pop, avanguardisti, una selezione che dichiara la sua estraneità, e per questo la sua forza espressiva.”
A partire dall’ingresso, omaggio, riferimento alla cupola di Santa Maria delle Grazie. Uno spazio quasi sacro, soglia rituale tra l’esterno e l’interno, riletto dai progettisti come un involucro nell’involucro, reso circolare grazie ad una nuova pelle in bacchette di rovere che nasconde armadiature e accoglie porte scorrevoli curve in vetro. O la cucina, capace, con la sua grande isola su misura, di diventare il pivot intorno cui prende corpo la vita familiare. Ogni elemento contenitore qui è realizzato su disegno, in bacchette di rovere ed inox, con piano in travertino, elettrodomestici e cappa Gaggenau.
La zona notte e i bagni sono pensati come luoghi privati, per il comfort ed il relax, con pavimenti e rivestimenti in travertino opaco tagliato in falda, mobili in multistrato con bacchette di rovere e piani in marmo, box doccia artigianali con struttura in acciaio inox verniciato e vetro a cannelle stratificato.
E poi l’ampia zona giorno, il salotto buono, uno spazio dall’anima contemporanea e tecnologica, seppur nascosta, punto d’incontro ideale dello stare insieme, vero e proprio focolare. Mantenuto nelle sue linee originali, il contenitore proprio come in una dimora-galleria, sceglie di offrire la miglior quinta scenica possibile: i toni cromatici neutri e i preziosi materiali naturali delle superfici sono infatti resi vibranti da un’attenta selezione di arredi in contrasto – icone del design made in Italy – e coloratissime opere d’arte contemporanea.
La scelta di pezzi inseriti nel progetto di interior, racconta, infatti, quell’idea di contaminazione creativa, di complessità, di dettagli che fanno la differenza: la maggior parte di quelli selezionati da Bevilacqua Architects erano estremamente innovativi – quasi provocatori – nel periodo della loro ideazione. Dal “table en forme libre” di Charlotte Perriand (1938 ) al tavolo Tulip di Eero Saarinen per Knoll International (1955), dai due grandi lampadari Poliedri di Carlo Scarpa per Venini (1960) alle sedie Catilina di Caccia Dominioni per Azucena (1957), dal tavolo Eros di Mangiarotti (1971) al divano Camaleonda di Mario Bellini per B&B Italia (1970).
La stessa illuminazione artificiale (by Viabizzuno) è progettata col medesimo scopo: dare accento, sottolineare dettagli architettonici, creare un’atmosfera a metà tra la Milano di metà Novecento e lo spazio domestico contemporaneo.
CREDITI
Milano
Progetto architettonico: Bevilacqua Architects, Marco e Marta Bevilacqua
Collaboratori: Flavia Rosano, Daniele Giovagnoli, Martina, Passeri, Alfonso Rodriquez.
Direttore Lavori: Marco Fumagalli
Progetto Strutture: Ing. Tommaso Zanardiù
Progetto HIfi e domotica: Di Prinzio & Top Class
Impresa edile, impianti e strutture: EdilPietro srl
Arredi e falegnameria: Branca Lab, Andrea Branca
Tessuti e tappezzeria: Boccascena Atri&Mestieri
Illuminazione: Viabizzuno
Prese e interruttori: Ekinex
Elettrodomestici: Gaggenau
Sotto lavelli e sanitari: Flaminia
Rubinetterie: CEA
Testi: Giulia Mura
ARREDI:
Charlotte Perriand “table en forme libre” (Cassina)
Tavolo Tulip Saarinen (Knoll International)
Poliedri di Carlo Scarpa (Venini)
Sedie Catalina di Caccia Dominioni (Azucena)
Tavolo Eros di Mangiarotti (Agapecasa)
Divano Camaleonda Mario Bellini (B&B Italia)
FOTOGRAFIA: © Riccardo Pelliccia, Daniele Giovagnoli
ARTWORKS
Lynda Benglis
Untitled III, 2017-18
Bianco Carrara marble
80 x 100 x 53 cm approx.
Salone
Maggi Hambling
Aleppo III, 2016
oil on canvas
183 x 213 cm
studio
Marco Cingolani
San Luca cerca di dipingere,1999
Oil on linen
300 x 250 cm
salone
Robert Feintuch
Legs Up, 2013
Polymer emulsion on honeycomb panel
71.12 x 91.44 cm
studio
John Torreano
Old Helix, 1974
Acrylic paint and acrylic gems on wood
213 x 20,3 x 10 cm approx.
John Torreano
Robber’s Eyes, 1995
Acrylic gems and acrylic on wood
243 x 30 x 15 cm approx.
John Torreano
Longmore’s Group, 1981
Glass gems and acrylic on canvas
203 x 152 cm
Cucina